Chi è il mediatore culturale e qual è la sua importanza
Il mediatore culturale o interculturale è una figura professionale abbastanza recente nel mondo professionale e consente di mettere in comunicazione delle persone di differenti culture. Al fine di diventare un mediatore interculturale è necessario come primo requisito la conoscenza di più lingue oltre all’inglese, al fine di permettere alle due persone di interfacciarsi senza fraintendimenti dovuti a traduzioni sbagliate.
Il mediatore infatti ottimizza la comunicazione e funge da cerniera tra i due individui. Tipicamente queste figure in Italia sono ricercate nelle strutture più diffuse, come ospedali e scuole, ma non solo. E’ infatti possibile lavorare in autonomia tramite l’apertura e la gestione di una partita Iva.
Dove e come può lavorare il mediatore culturale
La figura professionale in questione tende a rendere più semplice e intuitiva la comunicazione, e riesce a mediare tra due differenti persone che mirano a collaborare insieme. Solitamente si svolgono vari lavori. Quello più comune consiste nella mediazione linguistica: si possono quindi accogliere le persone provenienti dall’estero quando arrivano in Italia e le si aiuta con tutte le questioni burocratiche da risolvere al fine di rimanere.
Inoltre, il mediatore culturale può per l’appunto mediare, ossia far comprendere ad esempio a delle persone non originarie dell’Italia quali siano le usanze, tradizioni e rituali sociali presenti in questo paese. Il mediatore culturale è inoltre utile per aiutare la persona in questione ad ambientarsi e utilizzare i servizi pubblici.
Come precedentemente anticipato, il mediatore culturale può trovare lavoro presso le strutture più semplici e frequenti in Italia, quali: ospedali, comuni, asl, associazioni no profit, sindacati, scuole e uffici per l’immigrazione. Queste figure professionali sono anche ricercate all’interno delle associazioni di categoria e organizzazioni umanitarie.
La flessibilità sta alla base di questo lavoro, sebbene sia possibile trovare un contratto a tempo indeterminato. La scelta più comune, tra i mediatori culturali, resta comunque la libera professione e, quindi, l’apertura della Partita IVA, spesso con l’ausilio di un consulente fiscale online – vedi, per esempio, Fiscozen – che possa agevolare il lavoratore nelle fasi iniziali e nella successiva gestione degli adempimenti (per approfondire, vi rimandiamo a questo articolo sull’argomento).
Formazione del mediatore culturale e stipendio
Al fine di diventare un mediatore interculturale e praticare tale lavoro è necessaria la conoscenza di varie lingue oltre all’inglese, ma questo non è l’unico requisito. Non è necessario aver vissuto numerose esperienze di multiculturalità per diventare un mediatore, però è necessario approfondire le culture interessate. Ciò è importante non solo per le altre lingue ma anche per l’italiano stesso.
Si devono quindi studiare le abitudini, la lingua e rituali sociali effettuati nelle altre culture al fine di lavorare al meglio. Queste competenze non si acquisiscono solo tramite dei libri di testo ma soprattutto tramite vere e proprie esperienze multiculturali.
Ulteriori requisiti richiesti da un mediatore culturale equivalgono a: mediazione del conflitto, capacità di relazione ottimali e di comunicare con gli altri.
Per quanto riguarda lo stipendio, è bene tener conto del fatto che questa figura professionale è relativamente nuova in Italia e non è completamente regolamentata. Proprio per questo motivo non vi è un effettivo stipendio per i mediatori multiculturali: il loro stipendio solitamente dipende dai contratti offerti e numeri di lavori.
Il proprio stipendio può quindi variare, ma è anche possibile ottenere dei contratti a tempo determinato o indeterminato presso determinati luoghi. In media si guadagnano tra i 16 e 30 euro ogni ora. La maggior parte dei mediatori multiculturali lavorano come dei professionisti non vincolati da alcun contratto e quindi liberi.