Ecologia sociale: la previsione purtroppo azzeccata di Murray Bookchin
Il mondo ha drammaticamente scoperto l’emergenza climatica che sta causando particolare difficoltà in diverse zone. Un’emergenza che era stata già avvertita nel lontano 1981 dal pensiero utopico di Murray Bookchin. Un vero e proprio pensatore di altri tempi che circa 40 anni fa aveva già messo in guardia il mondo intero dal possibile disastro che si sarebbe avuto in termini di cambiamento climatico qualora l’umanità non avesse cambiato il proprio stile di vita.
Una richiesta rimasta inalterata che ha comportato negli anni un ulteriore aggravamento. Murray Bookchin è stato un filosofo atipico nel suo genere in quanto non accademico, ma molto apprezzato in tutti gli ambienti. È nato nel 1921 ed è scomparso nel 2006. Inizialmente era molto vicino alle idee marxiste per poi contrastarle in quanto vedevano quale unico modo per raggiungere la libertà, l’utilizzo di mezzi autoritari.
Contrariamente a quanto si possa pensare, questo filosofo non è neanche un ambientalista ma semplicemente può essere ricordato come il fondatore dell’ecologia sociale. Un’innovativa dottrina che voleva affrontare le problematiche di natura ambientale per ottenere dei risultati importanti per quanto concerne la questione sociale. Infatti, il filosofo credeva che ci fosse un collegamento imprescindibile tra tutela dell’ambiente e tutela sociale.
L’ecologia sociale e l’esigenza di ripartire dalla società per tutelare l’ambiente
Secondo l’approccio voluto da Murray Bookchin, il problema ambientale dovrà essere affrontato in maniera globale per l’ecologia che é a tutti gli effetti un tema globale.
Insomma, l’ecologia sociale si prefigge l’obiettivo di occuparsi di tutela dell’ambiente a 360° ossia valutando le problematiche legate ad altri aspetti come ad esempio la politica, la psicologia, la sociologia, le scienze e anche l’economia. Alla base di tutti i concetti dell’ecologia sociale, c’è la percezione che sia la società a proiettare sulla natura le proprie gerarchie e non viceversa per cui operando in maniera ottimale per quanto concerne il sociale, si potrebbero ottenere risultati importanti anche per quanto riguarda la natura.
Insomma, l’ecologia sociale è un sistema che parte dalla considerazione di vedere il mondo come una totalità e non un insieme di parti scorrelate tra loro. Inoltre, nella concezione utopica del filosofo nato a New York, c’è anche la tecnologia che assolutamente assume un ruolo di straordinaria centralità. Secondo questa visione, sarà proprio la tecnologia a permettere all’uomo di eliminare completamente la società gerarchica e quindi ottenere una società più organica e coesa. Insomma, diventa un vero e proprio strumento di liberazione.
In aggiunta, secondo il filosofo si potrebbe arrivare al cosiddetto municipalismo libertario grazie al quale si riuscirebbe a fondare una società autogestita in piena armonia con la natura dove le economie vengono gestite a livello municipale dalle comunità. Una visione che per certi versi ricorda un po’ l’organizzazione delle antiche polis greche.
L’uomo moderno non va criminalizzato
Insomma, l’ecologia sociale a differenza di quanto si possa pensare, è incentrata su una sorta di ripensamento della società. In particolare non si può parlare di ecologia e trattare tematiche ambientaliste, se non si inizia prima a lavorare sulla società e sulla libertà al suo interno.
Devono essere insomma eliminati i cosiddetti rapporti gerarchici e sviluppare un equilibrio che preveda ogni essere umano allo stesso livello degli altri e quindi della natura. Inoltre, questa visione si scontra con altre visioni che invece vorrebbero per l’uomo un ritorno alle origini magari occupandosi esclusivamente della caccia e coltivatore della terra che offre i suoi frutti utili per il sostentamento. Insomma, l’uomo moderno non deve essere visto come una minaccia per la natura, bensì un’importante risorsa che va opportunamente modellata e gestita senza pericolosi schemi gerarchici.