La storia del Vermouth

La storia del Vermouth

La nascita del Vermouth risale all’anno 1786 a Torino, capoluogo piemontese. Qui, in un florido periodo storico, un erborista, distillatore e inventore di nome Antonio Benedetto Carpano, lo inventò, grazie a varie miscele di erbe aromatiche e spezie (la cui formula è tenuta tuttora segreta) unite al Moscato.

Amatissima dalla famiglia reale, questa bevanda divenne presto un vero e proprio simbolo di nobiltà. Camillo Benso Conte Di Cavour, Massimo D’Azeglio e il compositore Giuseppe Verdi ne erano assoluti estimatori.

L’inventore del Vermouth si ispirò ad altri prodotti simili. in Germania, nel 1600, si preparava proprio un vino lasciato in infusione con erbe e assenzio, in lingua tedesca era chiamato proprio Wermouth; consumato in modo “amatoriale” e non commercializzato.

Altre tracce di bevande simili risalgono anche ad un testo “antenato” dell’enologia, chiamato “Oenologia Toscana Del 1773” scritto dal librettista italiano Giovanni Cosimo Villifranchi o Villafranchi che, vissuto a Firenze nella storica regione italiana della Toscana, potrebbe confermare che i vini liquorosi siano originari proprio di quel territorio. Ma l’origine in sé, come accennato prima, potrebbe essere anche Medioevale o ancor più antica. Rimanendo però sempre in Italia.

Il Vermouth, comunque, resta a tutti gli effetti un prodotto unico!

Oltre che essere apprezzatissimo in Italia, in Piemonte (la sua regione d’origine) ed in Francia, con l’avvento del Capitalismo, molte aziende hanno iniziato a produrre diverse versioni di Vermouth: bianco, rosso, rosè e dry, seguendo rigidissime regole che prevedono l’utilizzo del 75% di vino Moscato, alcol, dolcificanti e aromi. Per proteggere l’originalità del Vermouth, nel mese di marzo 2017 fu emanato un decreto per riconoscere il Piemonte come la sola zona geografica per la sua produzione; mentre nel mese di aprile dello stesso anno fu fondato l’Istituto Del Vermouth di Torino.

E’ noto che per la sua produzione vengano utilizzati maggiormente artemisia, assenzio (questi gli aromi principali prescritti dalla Legge n. 108 del 16 marzo 1958, salvo rarissime esclusioni per questioni di tipologie per l’esportazione), camomilla, anice, salvia, luppolo e aloe Vera.

Come degustarlo?

Questo vino può essere degustato come aperitivo, come ingrediente per alcuni cocktails: Martini, Americano, Manhattan o Negroni clicca qui! e per creare prestigiosissime salse. Va servito freddo in un calice da vino o un tumbler con ghiaccio. C’è un equivoco sul fatto che i vermouth, in particolare il Martini, debbano essere serviti in una cosiddetta “martinka”, bicchiere da cocktail. Questo bicchiere, infatti, è stato creato appositamente per il cocktail Dry Martini, e non per l’omonimo vermouth.

A Torino il vermouth si beve freddo con un cubetto di ghiaccio e scorza di limone o arancia. La hora del vermut catalana (“ora del vermouth”) è il periodo tra le 12 e le 2, poco prima di cena, quando è opportuno bere questa bevanda fresca con una fetta di limone, un paio di olive e acqua gassata.

Inoltre, il vermouth può essere classificato in dolce e secco. Tutto dipende dal metodo di produzione. E Le varietà secche sono solitamente solo bianche, mentre quelle dolci possono anche essere rosse. Molte piante aromatiche vengono aggiunte a questo vino come additivi aromatici, rendendolo un vero agente tonico e rivitalizzante. Il principale ingrediente aggiuntivo è il pino. Il Vermouth è un tripudio di sapori, una bevanda d’altri tempi, un gusto tutto italiano, storico, culturale e nobile con note di assoluta eleganza.