Piano Laghetti: una strategia contro la siccità, perseguibile in sicurezza
La crisi climatica in corso si è fatta sentire anche in Italia, infatti, il 2022 ha registrato temperature molto elevate e piogge di circa 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto agli anni passati. Ma anche nel 2023 la siccità sta avanzando rapidamente, soprattutto al Nord. In un paese come l’Italia, caratterizzato da un forte legame con la terra e con l’agricoltura nella storia e nell’economia del territorio, un’iniziativa come il Piano Laghetti rappresenta una svolta importante per il futuro delle attività agricole e la tutela del territorio.
Il Piano Laghetti è un’importante strategia contro la siccità che ha lo scopo di creare bacini idrici artificiali destinati a mitigare gli effetti del cambiamento climatico sulle attività agricole. ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni Miglioramenti Fondiari), ente che si occupa di gestire e tutelare il territorio e le acque irrigue, e Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti), associazione che rappresenta e assiste il settore agricolo, hanno esposto il Piano già nell’autunno del 2021. In quel periodo i segnali sulla siccità c’erano, ma l’emergenza vera e propria sarebbe iniziata mesi dopo, più precisamente nella primavera del 2022.
L’idea alla base del Piano Laghetti è quella di realizzare un sistema integrato di micro-bacini e piccoli invasi per la raccolta delle acque meteoriche, da utilizzare in particolare nelle zone interessate da fenomeni di siccità. Questi laghetti artificiali permetteranno di migliorare la biodiversità e, soprattutto, di fornire acqua alle attività agricole. Si tratta di un progetto di realizzazione di 10.000 bacini artificiali in tutta Italia, con impatto ambientale molto basso, in quanto non prevedono opere in cemento o sbarramento di corsi d’acqua.
Gli invasi non sono utili solo per il fabbisogno idrico nell’agricoltura, ma possono essere usati anche come superficie su cui installare pannelli fotovoltaici galleggianti o in caso di mancanza di acqua potabile. Grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie e alla collaborazione tra ANBI e Coldiretti, il Piano Laghetti sarà in grado non solo di migliorare la qualità delle risorse idriche, ma anche di ottimizzare la distribuzione delle stesse per il sostegno delle attività agricole e della vita delle comunità rurali.
ANBI e Coldiretti puntano a realizzare 10.000 invasi medio-piccoli entro il 2030 ma, per ora, i progetti che hanno raggiunto la fase esecutiva, quindi immediatamente costruibili, durante lo scorso anno sono stati 223. Per questa prima parte del progetto è stato stimato che saranno necessari 3,2 miliardi di euro, di cui il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha già impegnato 880 milioni di euro.
Sistema G.Re.T.A.: un alleato contro il rischio idrogeologico
I bacini ad uso irriguo previsti dal Piano Laghetti costituiscono una grande potenzialità per il territorio, ma anche un rischio in termini di dissesto idrogeologico, qualora fossero soggetti a fenomeni di filtrazione, che potrebbero minarne la stabilità. Uno degli elementi chiave per garantire la stabilità strutturale di opere di questo genere è, sicuramente, oltre alla progettazione a regola d’arte, l’impiego di tecnologie di monitoraggio delle stesse.
Una delle tecnologie più promettenti per il monitoraggio in tempo reale della struttura dei bacini in terra è G.Re.T.A., sistema di monitoraggio geo-elettrico permanente, che consente di tenere sotto controllo l’evoluzione di fenomeni in atto all’interno del corpo della struttura, come filtrazioni, creazione di cavità o fratture. Lo strumento è in grado di misurare i cambiamenti nel tempo della resistività del sottosuolo, la quale è funzione del contenuto d’acqua o della presenza di vuoti nel terreno.
Questo sistema si configura come un alleato importante per il Piano Laghetti, in quanto può essere utilizzato per monitorare costantemente l’integrità strutturale dei rilevati in terra dei bacini irrigui, con l’obiettivo di minimizzare il rischio idrogeologico connesso all’instabilità delle strutture stesse.